CENACOLO DI STUDI DELLA CIVILTÀ CRISTIANA ATTILIO MORDINI
NELLA TRADIZIONE IL NOSTRO AVVENIRE!
Avvertiamo i nostri lettori, che il linguaggio semplice da noi usato non l’inganni, perché sottintende significati più profondi di quel che sembra.
18/04/2025
Con quanta consapevolezza viviamo le nostre
azioni?
Parlo delle azioni perché in base ad esse saremo giudicati. É chiaro che
non si può essere consapevoli per ogni singola azione, ma basta un
atteggiamento interiore in questo senso. Tutte le volte che Gesù, nel suo
Vangelo, ci invita a fare la Sua volontà o la volontà del Padre che è nei
cieli, dobbiamo creare in noi l’esigenza di compiere le nostre azioni in
comunione con la Sua volontà. Abbiamo sempre con noi la volontà di Dio: è nel
creato, cioè le creature, di cui lui stesso ci serve e delle quali dobbiamo
servirci anche noi. In che senso Dio se ne serve? Ogni elemento del creato mi
interpella, provocando in me un impulso all’azione. Questo impulso è il “tocco“
di Dio ad invitarmi a fare. É l’azione della grazia. A fare cosa? Quelle azioni
che mi rendono adatto ad occupare il posto che mi è stato preparato nel Regno
dei Cieli. Dio ci ha creati affinché ricevesse una gloria infinita donando a
noi una felicità infinita. “Dov’è il tuo tesoro là è il tuo cuore“ dice Gesù.
Se il nostro cuore sarà consapevolmente nel fare ed accettare la Sua volontà,
allora lì troveremo il tesoro della nostra felicità.
“Accettare
e fare, ecco la tua vita: accettare per fare, accettare l’azione di Dio per
fare il tuo dovere, e il cammino della vita cristiana. Questi due elementi
devono sempre stare uniti, completarsi l’uno con l’altro, e intrecciarsi in
modo da formarne uno solo. Del resto essi sono veramente uno. Difatti sia in
quello che accetti che in quello che fai, non c’è che una cosa che abbia
pregio, e che dia vita alla tua accettazione come alla tua azione, ed è la
volontà di Dio. Che cosa accetti? Quello che vuole Dio. Che cosa fai? Quello
che lui vuole. Accetti e fai, perché lui lo vuole. Nell’uno e nell’altro caso è
la sua volontà che ti spinge; quella tu vedi, ami e segui. Il dovere non
sarebbe il dovere, se non ci fosse la volontà di Dio; la tua accettazione
sarebbe vuota di senso, se tu non abbracciassi il beneplacito divino. Ecco un
paragone che ti farà comprendere meglio. Dimmi, in un’ostia consacrata, che
cos’è che ha valore per te? La specie sacramentale o quello che è nascosto
sotto le specie? Quando ti comunichi è l’ostia in sé che ti preme di ricevere,
oppure Nostro Signore nell’ostia? Non è forse vero che questa per te non ha
valore, se non perché contiene il tuo Dio? Un ostia non consacrata non è che è
un pezzo di pane, e tu non te ne curi. Un’ostia consacrata invece contiene il
tuo Dio, ed è ciò che adori con maggiore amore. Tu sei felice di comunicarti!…
Ora le cose da accettare e il dovere da compiere sono veri sacramenti ed ostie, che contengono la volontà
di Dio, cioè, Dio: poiché la sua volontà è lui; e per te egli non è così
presente in nessun altro luogo come là dov’è la sua volontà… Se tu non cerchi
questa volontà nel dovere nell’accettazione, queste cose sono per te
assolutamente vuote, vuote come un ostia non consacrata: e dovere ed
accettazione non hanno maggior valore di una comunione con un ostia non
consacrata. Ma se vai al tuo dovere per trovarvi la volontà di Dio, e se nelle
disposizioni della Provvidenza accetti la volontà di Dio, allora è la vera
comunione, l’unione piena, l’amplesso della tua volontà con quella di Dio”.
( F. Pollien. Cristianesimo vissuto, ed Marietti
1958, p. 176)
AUGURIAMO A TUTTI UNA SANTA PASQUA !
Signore tu che hai detto “Non sono venuto a portare la pace, ma la spada!” fa di noi dei vittoriosi.
C’è tanto male in noi e intorno a noi: tu che conosci la durezza della nostra lotta, tu che misuri la nostra debolezza, aiutaci a far fronte.
Che la tentazione non ci vinca, il timore non ci avvilisca, la pigrizia non fermi il nostro passo.
Signore, tu che respingi i tiepidi, donaci l’orrore della mediocrità.
Apri il nostro cuore a tutte le cose grandi, rendi indomabili le nostre volontà.
Dacci l’eroismo delle piccole cose affinché possiamo far bene ogni cosa ed essere sempre pronti a compiere la nostra azione.
Insegnaci, Signore, la violenza che conquista il Regno dei Cieli.
—-RIUNIONE DEL 11/12/2024 —-
Chiama il 3280165396 dalle ore 18, potrai partecipare alla riunione in video chiamata.
NON SERVIAM
“Non serviam” sono le parole che Lucifero scaglia contro l’idea di Dio fatto uomo. A quelle parole, Lucifero, “il portatore di luce”, si capovolge e precipita sulla terra insieme alla corte dei suoi angeli. Sulla fronte egli aveva uno smeraldo dal quale fu ricavata la coppa del Santo Graal. Da questo mito cristiano si evince come la ribellione verso l’autorità, in primis verso Dio, è la radice del male. Così l’atto dei nostri progenitori è gesto che, sotto l’incitazione di Satana “voi sarete dei”, diviene atto di ribellione verso Dio. Questo tremendo peccato, radice di tutti gli altri, è, in sintesi, atto disobbedienza. E allora ascoltiamo le parole con le quali San Benedetto apri la sua santa regola: “Ascolta, figlio, gli insegnamenti del maestro… È quindi l’obbedienza lo strumento attraverso il quale possiamo ritornare a Dio. A pensarci, la disobbedienza impedisce l’accoglienza del Verbo, nella sua divina parola, rendendo vani gli inviti di Gesù che, nel suo Vangelo, ci esorta, frequentemente a fare la volontà del Padre nostro che è nei cieli. Ora il Messia, Re e Sacerdote ha fondato la sua chiesa sulla roccia di Pietro, e durante il processo, riconosce l’autorità di Pilato, quando su invito di questi a rispondere alle sue domande, Gesù gli dice: “tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto”. In queste parole si capisce chiaramente come Gesù Riconosca l’autorità di Pilato in quanto data dall’imperatore di Roma e che questa medesima autorità gli venga da Dio (dall’alto).
“Non est potestas nisi a Deo” dice San Paolo. Non c’è autorità che non venga da Dio. L’autorità è anche potere, ma questo, senza “l’auctoritas “’diviene sopruso e usurpazione. Da quanto detto si comprende come lo spirito dell’obbedienza deve essere la virtù guida della nostra vita. Oggi dobbiamo praticare l’obbedienza, anche se chi ce la chiede non è secondo la volontà di Dio, mai contro di essa come atteggiamento interiore. Secondo il principio spirituale “l’obbedienza che si presta ai superiori si presta a Dio”. E anche il proprio stato di vita (impiegato, dirigente, militare, monaco, suora ecc..) che ci indicherà il modo di praticare l’obbedienza. Obbedienza a cominciare dai genitori e così verso tutti i nostri maggiori. Obbedienza è anche l’osservanza dei comandamenti e la messa in pratica delle parole di Gesù e la preghiera. E questi saranno i principi che guideranno le nostre azioni anche se immersi in questo mondo senza Dio, cammineremo sicuri verso il regno dei cieli. Vogliamo chiudere questo nostro scritto con le parole con le quali Attilio Mordini chiude il suo Tempio del Cristianesimo: “Solo agli uomini di buona volontà il cielo promette quella pace che vittoria finale“.
Milizia del Santo Segno della Croce