CENACOLO DI STUDI DELLA CIVILTÀ CRISTIANA ATTILIO MORDINI
NELLA TRADIZIONE IL NOSTRO AVVENIRE!
Avvertiamo i nostri lettori, che il linguaggio semplice da noi usato non l’inganni, perché sottintende significati più profondi di quel che sembra.
La divina realtà
In questi tempi i cattolici sono sollecitati da due grandi eventi per la chiesa fondata da Gesù. La morte di Papa Francesco e il conclave dal quale è uscito il nuovo vescovo di Roma e successore di Pietro (non di Bergoglio). Come sempre i giornalisti vanno a Piazza San Pietro e dintorni per sentire cosa pensa il popolo sul nuovo Papa. Dalle loro risposte si capisce come non sappiano che cosa è la chiesa di Cristo. Bisogna risalire al principio, quando Gesù chiama Simone figlio di Jona per farlo capo della chiesa che sta fondando. Rileggiamo, dal Vangelo, nel capitolo “petrino“ le sue parole: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli”.( Mt 16,18.19). Autorità immensa! È l’inizio della Chiesa! E nei suoi 2000 anni di vita ha conservato incorrotto il “depositum fidei” cioè “il ricco patrimonio della fede cristiana“, come si è espresso il Papa Leone XIV nella omelia per l’inizio del suo pontificato. Parlando delle vocazioni Papa Leone, nell’omelia nella cripta della basilica di San Pietro, dice, dobbiamo “anzitutto e soprattutto dando il buon esempio con la nostra vita…non scoraggiando gli altri…” queste parole per le vocazioni possono essere usate anche per rispondere ad un’altra domanda: perché i fedeli frequentano sempre meno la messa? Per la mancata percezione del sacro! Partiamo dalle cose più evidenti: il Santissimo non è più sull’altare maggiore di fronte a chi entra; ma chi entra sa che significa la fiammella accesa a fianco dell’altare? Probabilmente no e invece di spiegarlo, si sposta il Santissimo da un’altra parte. Lasciando i fedeli ignoranti del significato dell’ Eucarestia si tradisce il proprio dovere che è quello della partecipazione dei fedeli all’essenza della chiesa fondata da Gesù. E qual è? La presenza reale di Gesù in corpo, sangue, anima e divinità nel Santissimo sacramento. Se si ha la fede è una cosa meravigliosa, la presenza reale del proprio Dio! Nessun altra esperienza spirituale può arrivare a tanto! E’ lo stesso Gesù che viveva in Galilea, che diceva le parabole e faceva i miracoli, è una presenza velata dall’ostia di pane azzimo, ma dobbiamo vederlo con gli occhi del cuore per cogliere questa splendida realtà. Detto tutto ciò come si ha l’ardire di distribuire e accogliere in mano, come un oggetto qualsiasi, nostro signore Gesù Cristo? Basterebbe solo questo per fare decadere nei fedeli l’idea della presenza reale di Gesù Cristo, presente in quell’ostia che stanno per toccare. Viene meno il sacrosanto rispetto per il miracolo più grande che l’umanità abbia mai visto: la presenza reale di Dio! Se i fedeli, nel tempo, hanno lasciato di andare a messa la domenica e nelle altre feste comandate, è perché non “sente più” la differenza tra lo spazio esterno alla chiesa e quello interno. Gli abusi liturgici hanno profanato la sacralità della “casa“ di Dio. Così si “scoraggiano“ tutti; se non si correggono gli abusi liturgici, dando “l’esempio con la nostra vita“ nella conoscenza della liturgia, la messa in particolare, non si potrà mai comunicare ai fedeli, il grande mistero della presenza reale di Gesù. Forse per conoscere questo mistero, dovremmo fare come Maria, la madre di Gesù: “Maria conservava con cura tutte queste cose meditandole nel suo cuore.( Lc 2.51) A Lei affidiamo questi nostri lavoretti.
22/05/2025
Le bestemmie del mondo
Gesù è veramente risorto. Alleluia! Gesù dopo aver, sulla croce, distrutto il peccato, ha partecipato alla sua chiesa i frutti preziosi della sua redenzione. Ma dopo l’immensa gioia, il dolore! “Molti i chiamati pochi gli eletti”, quando Gesù volge lo sguardo ai chiamati, piange, nel vedere che quelli per i quali ha versato il suo sangue e dato la vita gli hanno voltato le spalle! Incagliati dall’infame turbinio della informazione, quasi un necrologio corredato da tutti i particolari. Induce menti rese sempre più deboli dall’uso compulsivo degli smartphone, ad imitare quegli eventi. La tragedia è, che da tempo, ha coinvolto la gioventù con sempre meno anni fino ai bambini! Davanti a tali aberrazioni, insieme agli altri avvenimenti altrettanto aberranti, se non peggio, vediamo i commentatori e coloro che dovrebbero porvi rimedio, con falsa sicurezza, ma in realtà del tutto in confusione, dare rimedi affatto inconsistenti, data la gravità dei fatti. Detto ciò pensiamo che l’umanità non potrà mai riuscire a riportare il mondo alla normalità. Ma si sono perse anche quell’insieme di norme di vita, non scritte, che si chiamavano “comune buon senso”! Preghiamo Dio che intervenga lui! E queste notizie aberranti le percepiamo impressionandoci al momento, ma poi via, si passa ad altro, e tutto rimane come al solito. Ciò può avvenire anche inconsapevolmente per autodifesa di fronte a tanta degenerazione. Ma fermiamoci un momento! Rimaniamo con noi stessi! Forse ci accorgeremo che noi, i chiamati, i quali dovevano seguire Gesù, via, verità e vita, con le nostre azioni, innalziamo un coro di bestemmie verso colui che diciamo di amare. “Non chi dice, Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). La preghiera, mezzo importantissimo per la vita spirituale, “chi prega si salva, chi non prega si danna” (Sant’Alfonso), rischiamo che diventino parole fredde, disattente senza pensare a chi ci si rivolge. “ Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, a chi bussa sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” ( Lc 11,5-13). Tutto questo è dovuto all’azione del nemico irriducibile dell’uomo, Satana, in quanto non riuscirà mai a soggiogarlo completamente. Nel Vangelo, Gesù nell’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio, si fece, con delle corde, un flagellum, ma non ci dice che uso ha fatto di quel flagellum. Siccome non pensiamo che lo abbia usato come scacciamosche, colto da divina ispirazione lo abbatté su coloro che avevano fatto della casa di orazione una spelonca di ladri. Forse oggi queste parole danno un certo fastidio perché si pensa solo a Gesù come mite e umile di cuore. E questo è un certo tradimento di Gesù. I vangeli sono le parole pronunciate dal Verbo, pertanto si devono prendere dalla prima consonante del vangelo di Matteo all’ultima vocale del vangelo di Giovanni. Tutti hanno lo stesso valore in quanto volontà di Dio. Una grande speranza deve essere in noi, per le parole di Gesù” I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno “, ecco l’attualità dei Vangeli. É nostro dovere di fedeli della Chiesa fondata da Cristo, di leggere i Vangeli con cuore docile, in ascolto, così che quelle parole possono trasformarci. “Senza di me, non potete fare nulla “dice Gesù. (Gv 15,5). Affidiamo questi nostri scritti alla “Dolcissima e Beatissima Vergine Maria del Buon Aiuto “, affinché li faccia giungere a chi ne ha bisogno.
18/04/2025
Con quanta consapevolezza viviamo le nostre
azioni?
Parlo delle azioni perché in base ad esse saremo giudicati. É chiaro che
non si può essere consapevoli per ogni singola azione, ma basta un
atteggiamento interiore in questo senso. Tutte le volte che Gesù, nel suo
Vangelo, ci invita a fare la Sua volontà o la volontà del Padre che è nei
cieli, dobbiamo creare in noi l’esigenza di compiere le nostre azioni in
comunione con la Sua volontà. Abbiamo sempre con noi la volontà di Dio: è nel
creato, cioè le creature, di cui lui stesso ci serve e delle quali dobbiamo
servirci anche noi. In che senso Dio se ne serve? Ogni elemento del creato mi
interpella, provocando in me un impulso all’azione. Questo impulso è il “tocco“
di Dio ad invitarmi a fare. É l’azione della grazia. A fare cosa? Quelle azioni
che mi rendono adatto ad occupare il posto che mi è stato preparato nel Regno
dei Cieli. Dio ci ha creati affinché ricevesse una gloria infinita donando a
noi una felicità infinita. “Dov’è il tuo tesoro là è il tuo cuore“ dice Gesù.
Se il nostro cuore sarà consapevolmente nel fare ed accettare la Sua volontà,
allora lì troveremo il tesoro della nostra felicità.
“Accettare
e fare, ecco la tua vita: accettare per fare, accettare l’azione di Dio per
fare il tuo dovere, e il cammino della vita cristiana. Questi due elementi
devono sempre stare uniti, completarsi l’uno con l’altro, e intrecciarsi in
modo da formarne uno solo. Del resto essi sono veramente uno. Difatti sia in
quello che accetti che in quello che fai, non c’è che una cosa che abbia
pregio, e che dia vita alla tua accettazione come alla tua azione, ed è la
volontà di Dio. Che cosa accetti? Quello che vuole Dio. Che cosa fai? Quello
che lui vuole. Accetti e fai, perché lui lo vuole. Nell’uno e nell’altro caso è
la sua volontà che ti spinge; quella tu vedi, ami e segui. Il dovere non
sarebbe il dovere, se non ci fosse la volontà di Dio; la tua accettazione
sarebbe vuota di senso, se tu non abbracciassi il beneplacito divino. Ecco un
paragone che ti farà comprendere meglio. Dimmi, in un’ostia consacrata, che
cos’è che ha valore per te? La specie sacramentale o quello che è nascosto
sotto le specie? Quando ti comunichi è l’ostia in sé che ti preme di ricevere,
oppure Nostro Signore nell’ostia? Non è forse vero che questa per te non ha
valore, se non perché contiene il tuo Dio? Un ostia non consacrata non è che è
un pezzo di pane, e tu non te ne curi. Un’ostia consacrata invece contiene il
tuo Dio, ed è ciò che adori con maggiore amore. Tu sei felice di comunicarti!…
Ora le cose da accettare e il dovere da compiere sono veri sacramenti ed ostie, che contengono la volontà
di Dio, cioè, Dio: poiché la sua volontà è lui; e per te egli non è così
presente in nessun altro luogo come là dov’è la sua volontà… Se tu non cerchi
questa volontà nel dovere nell’accettazione, queste cose sono per te
assolutamente vuote, vuote come un ostia non consacrata: e dovere ed
accettazione non hanno maggior valore di una comunione con un ostia non
consacrata. Ma se vai al tuo dovere per trovarvi la volontà di Dio, e se nelle
disposizioni della Provvidenza accetti la volontà di Dio, allora è la vera
comunione, l’unione piena, l’amplesso della tua volontà con quella di Dio”.
( F. Pollien. Cristianesimo vissuto, ed Marietti
1958, p. 176)
AUGURIAMO A TUTTI UNA SANTA PASQUA !
Signore tu che hai detto “Non sono venuto a portare la pace, ma la spada!” fa di noi dei vittoriosi.
C’è tanto male in noi e intorno a noi: tu che conosci la durezza della nostra lotta, tu che misuri la nostra debolezza, aiutaci a far fronte.
Che la tentazione non ci vinca, il timore non ci avvilisca, la pigrizia non fermi il nostro passo.
Signore, tu che respingi i tiepidi, donaci l’orrore della mediocrità.
Apri il nostro cuore a tutte le cose grandi, rendi indomabili le nostre volontà.
Dacci l’eroismo delle piccole cose affinché possiamo far bene ogni cosa ed essere sempre pronti a compiere la nostra azione.
Insegnaci, Signore, la violenza che conquista il Regno dei Cieli. (Anonimo)
—-RIUNIONE DEL 11/12/2024 —-
Chiama il 3280165396 dalle ore 18, potrai partecipare alla riunione in video chiamata.
NON SERVIAM
“Non serviam” sono le parole che Lucifero scaglia contro l’idea di Dio fatto uomo. A quelle parole, Lucifero, “il portatore di luce”, si capovolge e precipita sulla terra insieme alla corte dei suoi angeli. Sulla fronte egli aveva uno smeraldo dal quale fu ricavata la coppa del Santo Graal. Da questo mito cristiano si evince come la ribellione verso l’autorità, in primis verso Dio, è la radice del male. Così l’atto dei nostri progenitori è gesto che, sotto l’incitazione di Satana “voi sarete dei”, diviene atto di ribellione verso Dio. Questo tremendo peccato, radice di tutti gli altri, è, in sintesi, atto disobbedienza. E allora ascoltiamo le parole con le quali San Benedetto apri la sua santa regola: “Ascolta, figlio, gli insegnamenti del maestro… È quindi l’obbedienza lo strumento attraverso il quale possiamo ritornare a Dio. A pensarci, la disobbedienza impedisce l’accoglienza del Verbo, nella sua divina parola, rendendo vani gli inviti di Gesù che, nel suo Vangelo, ci esorta, frequentemente a fare la volontà del Padre nostro che è nei cieli. Ora il Messia, Re e Sacerdote ha fondato la sua chiesa sulla roccia di Pietro, e durante il processo, riconosce l’autorità di Pilato, quando su invito di questi a rispondere alle sue domande, Gesù gli dice: “tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto”. In queste parole si capisce chiaramente come Gesù Riconosca l’autorità di Pilato in quanto data dall’imperatore di Roma e che questa medesima autorità gli venga da Dio (dall’alto).
“Non est potestas nisi a Deo” dice San Paolo. Non c’è autorità che non venga da Dio. L’autorità è anche potere, ma questo, senza “l’auctoritas “’diviene sopruso e usurpazione. Da quanto detto si comprende come lo spirito dell’obbedienza deve essere la virtù guida della nostra vita. Oggi dobbiamo praticare l’obbedienza, anche se chi ce la chiede non è secondo la volontà di Dio, mai contro di essa come atteggiamento interiore. Secondo il principio spirituale “l’obbedienza che si presta ai superiori si presta a Dio”. E anche il proprio stato di vita (impiegato, dirigente, militare, monaco, suora ecc..) che ci indicherà il modo di praticare l’obbedienza. Obbedienza a cominciare dai genitori e così verso tutti i nostri maggiori. Obbedienza è anche l’osservanza dei comandamenti e la messa in pratica delle parole di Gesù e la preghiera. E questi saranno i principi che guideranno le nostre azioni anche se immersi in questo mondo senza Dio, cammineremo sicuri verso il regno dei cieli. Vogliamo chiudere questo nostro scritto con le parole con le quali Attilio Mordini chiude il suo Tempio del Cristianesimo: “Solo agli uomini di buona volontà il cielo promette quella pace che vittoria finale“.
Milizia del Santo Segno della Croce